Pietro Vannucci detto il Perugino
«Gli angeli suoi son degni compagni di quelle Madonne tutte pie, tutte effuse di tenerezza che, modellate mollemente ma non senza vigore, vivono in un'atmosfera di luce limpida e fresca come quella delle giornate primaverili.»
(Guido Menasci)
Pietro di Cristoforo Vannucci, detto “Il Perugino” (1448 ca. Città della Pieve – 1523 Fontignano), “Il meglio maestro d’Italia” scrive Agostino Chigi. È stato considerato nella sua epoca il più grande tra i pittori del rinnovamento dell’arte italiana, nel momento più imporante del Rinascimento, a cavallo tra il XV e XVI secolo.
La sua arte lo portò a essere considerato, alla fine del Quattrocento, il primo pittore d’Italia. Vasari lo riteneva caposcuola di un nuovo modo di dipingere: “la sua pittura piacque tanto che vennero da Spagna, Francia e Alemagna” per osservarlae imitarla. Era aduso al riutilizzo ripetitivo dei suoi modelli attraverso cartoni, ma la replica di un soggetto, al tempo, non era considerata mancanza di creatività bensì una conferma del successo che spesso era richiesto dal committente stesso.
Il Perugino riesce a infondere ai soggetti intensità comunicativa, vibrazioni cromatiche e luminose; le sue composizioni sono di eccezionale equilibrio: le figure, i paesaggi, le prospettive, tutto è avvolto di aria e di luce, tutto armonizza fra terra e cielo, tutto partecipa all’azione.
Raggiunse il successo grazie a papa Sisto IV che, nel 1481, lo volle nel cantiere della Sistina come soprintendente generale dell’opera, firmando capolavori come il “Battesimo di Gesù” e la “Consegna delle Chiavi”. Gli fu aiutante, in tale occasione, Luca Signorelli, al quale affidò l’esecuzione della scena con la “Morte e Testamento di Mosè” insieme a Bartolomeo della Gatta.
Il Perugino fu il primo artista imprenditore, gestendo contemporaneamente due botteghe, una a Firenze e una a Perugia, da dove uscirono numerosi allievi tra cui Raffaello Sanzio che, riprendendo i modelli del maestro, seppe poi incarnare la più alta espressione dell’ideale rinascimentale. Il Divin Pittore morì nel 1523 a Fontignano, probabilmente mentre stava dipingendo una “Madonna con Bambino” nella chiesa locale.